martedì 23 ottobre 2012

Farneticazioni mattutine

Questo è un post di sfogo solo che non ne ho ben chiari gli argomenti dunque è molto probabile che ne venga fuori qualcosa di vago, indefinito e vagamente lamentatorio quindi vi dispenso formalmente dai commenti (ma se vorrete farli vi benedirò dal profondo del cuore).
Sono nervosa e irritabile. 
Si potrebbe pensare sia l'autunno che su certe tipologie di personalità fa sempre qualche effetto notevole. I primi freddi, le piogge, la luminosità diurna che diminuisce. Non fosse che non fanno che ripeterci che quest'autunno è insolitamente caldo e la gente la domenica va al mare come fossero i primi di settembre.
Saranno i problemi con Matteo. Macché! Ci vuole coraggio a dire che il gigantino crei problemi oltre a quelli  naturalmente connessi al dover gestire, da sola, un concentrato di energia e voglia di giocare. Coi bambini è così: "tutti li vogliono ma nessuno se li prende", mai nessuno che si presentasse all'uscio di questa casa dicendo "tranquilla, rilassati un po', Matteo questo pomeriggio sta con me". Io poi non lascio trasparire nulla e non chiedo aiuto salvo poi, all'improvviso, adottare l'espressione "tieniti a una distanza di almeno due metri da me, è per il tuo bene" e cominciare a sbattere tutto quello che mi trovo per le mani. A quel punto però è già troppo tardi.
Ieri sera ho visto "La solitudine dei numeri primi", avevo letto il libro senza trovarlo tutto questo caso letterario che è stato. Il film invece mi ha colpita molto. In particolare il cambiamento fisico dei personaggi principali dalla prima giovinezza alla prima età adulta. Alba Rohrwacher (cui consiglierei senz'altro di cambiare cognome) in particolare è incredibile. Passare dai ventiquattro anni pieni di presunzione di forza e insicurezze controllate ai trentuno in cui ci si è fatti totalmente travolgere da tutto il dolore cui nel frattempo non si è riusciti a dare una spiegazione era difficile, lei è stata credibilissima. Insomma mi è venuta in mente quella frase di Svevo (mi pare) "la vita è una malattia" sempre mortale, aggiungerei. E il corpo registra infallibilmente le cicatrici che questo morbo ci lascia. Certo per alcuni la malattia è blanda ma altri ne verranno travolti e il loro corpo ne riceverà segni indelebili.
FINE PRIMA PARTE (tra un po' si pranza, arrivederci a quando potrò per le farneticazioni seguenti).

venerdì 12 ottobre 2012

Leonardo

Quando Matteo aveva poco più di due anni, sua zia gli regalò una canna da pesca giocattolo; mentre ci giocava col papà è accaduto un piccolo miracolo: papà camp se ne usci con questa frase: "Maatteo impugna la canna da pesca come faceva papà". Per farvi inquadrare la situazione dirò che mio suocero è morto più di un anno prima della nascita di Matteo.
Quando è nato mio nipote, io che non sono brava a riconoscere i tratti dei genitori nei neonati, vidi sul suo volto un'espressione caratteristica del padre.
I nostri figli, che ci piaccia o no, non sono nostre emanazioni esclusive, si portano dentro piccoli pezzi di tante altre persone. Amarli significa, quantomeno, voler bene a questi "altri".
Per dire che i principali responsabili del dramma del piccolo Leonardo sono i suoi genitori. Che poi la cosa si sarebbe dovuta fare in modo diverso, non c'è dubbio. "Zia come faccio?" ha urlato Leonardo mentre degli estranei lo trascinavano a forza via dalla scuola come si farebbe con delinquente. Che li assume a fare lo stato italiano  gli psicologi, per fare che?
Ma dicevo che la colpa maggiore è dei genitori. Della madre che dopo due tentativi di prelievo forzato, ha permesso che si arrivasse al terzo e del padre cui vorrei tanto dire che non basta pranzare e cenare con un bambino che ha vissuto un tale dramma e poi metterlo a letto per sentirsi a posto con la coscienza.
Non ci sono argomenti che possano giustificare i "danni collaterali" della personale guerra che si stanno facendo.
Spero tanto che Leonardo possa recuperare un po' di tranquillità lontano da entrambi, spero che possa avere vicino adulti responsabili che lo aiutino a capire quello che è successo e il suo ruolo in questa storia.
Mi auguro che tutti quelli che hanno sbagliato in questa brutta storia abbiano la decenza, un giorno, di guardarlo negli occhi e di chiedergli scusa. 
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