sabato 24 novembre 2012

Assaggi di saggi: "S.O.S Economia ovvero la crisi spiegata ai comuni mortali" - Fabrizio Galimberti

"Ma se il cavallo non beve? Abbiamo ricordato più volte questa disperante eventualità. Tutto quello che può fare la politica monetaria è di mettere soldi a basso costo a disposizione di chi vuol spendere. Può curare un sistema finanziario malato, fare una diagnosi giusta e trovare una terapia efficace. Ma non può obbligare famiglie e imprese a spendere. Cosa fare, allora, se il cavallo non beve?
Semplice: bisogna portare all'abbeveratoio un cavallo assetato. Se non lo si trova fra i "privati", questo cavallo deve venire da un'altra scuderia, quella pubblica. Già nel Capitolo 7 ho scritto:  - se famiglie e imprese non spendono, bisogna che qualcun altro spenda, altrimenti tutto si ferma: questo "qualcun altro" non può essere che lo stato -.
L'arma più diretta - le altre possono essere potenti ma sono indirette- per contrastare la recessione sta nelle entrate e nelle spese del bilancio pubblico. E più nelle spese che nelle entrate. Se si riducono le tasse, lasciando più soldi nelle tasche dei contribuenti, si rischia di ricadere nel problema del cavallo che non beve. Non c'è alcuna garanzia che le minori tasse diventino maggiore spendita dei privati. Invece, nel caso della spesa pubblica, la garanzia c'è per definizione. Riduzioni d'imposte e aumenti di spese costituiscono una politica di bilancio "anticiclica", detta così perché va a contrastare la tendenza spontanea del ciclo; nel nostro caso, la spirale recessiva che è andata avviluppando l'economia mondiale a partire dalla seconda metà del 2008.
Non mette conto fare la cronaca delle misure espansive che sono state adottate nel corso di questa crisi. Sto scrivendo in corso d'opera, e qualsiasi cronaca sarebbe ben presto incompleta. Basti dire che l'America è stata la prima e la più generosa (o la più avventata, secondo alcuni), ma anche in diversi paesi europei e asiatici i bilanci pubblici sono andati tingendosi di rosso. Le misure messe in opera in America sono massicce: il grafico 11 fa vedere come il deficit di bilancio previsto per il 2009 negli Stati Uniti sia più che doppio rispetto a quelli registrati negli anni del New Deal per contrastare la Grande Depressione (i successivi enormi deficit degli anni 1942-45 sono "fisiologici" in tempo di guerra).
Ci sono pericoli in queste misure espansive? Certamente si. Sono pericoli che vale la pena di correre ? Certissimamente si. Questa crisi, in cui sono confluite malattie della finanza e malattie dell'economia, è così brutta che bisogna correre al soccorso con qualsiasi mezzo; e delle conseguenze di questo "pronto soccorso" ci preoccuperemo dopo: a ogni giorno la sua pena. Questo non vuol dire, naturalmente, che bisogna ignorare i problemi che si potranno porre. Bisogna, al contrario, averli ben presenti, e disegnare le misure espansive in modo acconcio: così che abbiano la massima efficacia adesso, e causino il minimo danno in futuro. Ma quali sono questi problemi?"



Premessa: questo libro è stato stampato nel maggio 2009 dunque, necessariamente, esso non parla della crisi economica dell'eurozona che si è resa evidente, in Italia,  solo a partire dalla seconda metà del 2011. Questo libro parla invece della crisi finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti d'America tra il 2007 e il 2008, all'inizio conosciuta come "crisi dei mutui subprime" e che, della "nostra" crisi, può essere considerata uno dei fattori scatenanti.*


Per prima cosa fatemi dire che questo è un libro che realizza le aspettative che il lettore medio, digiuno d'economia, si fa leggendone il titolo: alla fine saprete tutto della crisi dei mutui subprime e in più vi sarete fatti una prima idea di cosa sia l'economia e di come essa funzioni.
Non so a voi ma a me, che a malapena conoscevo la differenza tra "debito" e "credito", questo sembra già un risultato notevole. Io che alla domanda di mio marito: "ma perché non stampano più soldi?" rispondevo scandalizzata: "perché altrimenti aumenta l'inflazione!" (senza peraltro averne ben compreso le ragioni), ho scoperto che il premio Nobel per l'economia Milton Friedman ipotizzò che, al limite, per far ripartire un'economia in recessione si potrebbe ingaggiare una flotta di elicotteri che lanciasse dall'alto sacchi pieni di soldi. Chiaramente una provocazione, nonché una soluzione poco equa, ma comunque uno spunto di riflessione sul fatto che, in economia, quando si tratta di superare una crisi, si può essere machiavellici.
Dicevo che leggendo questo libro i profani iniziano a farsi un'idea di cosa sia l'economia. La mia personale idea è che l'economia non sia una scienza come la fisica  che sta lì ad aspettare che il genio di turno scopra le leggi che la regolano. L'economia è nata con l'umana invenzione dello scambio e si è evoluta per tentativi ed errori. Da questo punto di vista le crisi economiche sono eventi "normali" che saranno di volta in volta fronteggiati cercando di evitare errori già commessi in passato (uno degli errori della prima politica economica di Roosevelt, le prime due settimane della sua prima presidenza, fu quello di attuare riduzioni della spesa nel tentativo di realizzare il pareggio del bilancio pubblico, che era stato un tema della sua campagna elettorale; subito dopo tuttavia adottò una politica di segno opposto caratterizzata da una notevole spesa in deficit principalmente finalizzata alla realizzazione di opere pubbliche. Obama non ha mai ceduto all'argomento dell'eccessiva spesa pubblica e anzi, interrogato da David Letterman in piena campagna elettorale, afferma candidamente [dal minuto 4 circa] di non ricordare neppure con precisione a quanto ammonti il debito pubblico americano).
Lo sapevate che alcune nazioni hanno creato delle "bad bank"? Banche di proprietà dello stato nelle quali mettere in quarantena i famosi "titoli tossici" la cui permanenza sul mercato avrebbe potuto bloccare l'attività finanziaria e che, un giorno chissà, quei titoli potrebbero anche portare dei guadagni?
Per uscire da una crisi, insomma, si possono fare tante cose e Galimberti fa un'analisi puntuale di tutto ciò che il governo americano e la Federal Reserve hanno fatto. Già solo per questo, questo libro andrebbe letto: son cose poco comuni per noi europei abituati ai lacci e lacciuoli con cui il Trattato di Maastricht ha irretito l'azione della BCE (ma questo lo dico io, non Galimberti).
Ma se adesso mi metto a parlare di tutte le cose che ho capito leggendo questo libro va a finire che lo dovrò citare tutto. Faro meglio a dirvi perché, se come me siete ignoranti in economia, dovreste leggerlo:


  • Questo è un libro scritto con chiarezza ed onestà intellettuale (se Galimberti ha delle convinzioni politiche personali, di certo non le troverete espresse qui).
  • Questo è un libro dove anche i concetti apparentemente più semplici vengono comunque spiegati.
  • Questo è un libro che spinge a porsi delle domande. Ad esempio: ma siamo sicuri che l'inflazione che investe una economia in crescita ha gli stessi effetti di quella che si verificasse in una economia in recessione? (Se qualcuno conosce la risposta a questa domanda è pregato di "rivelarmela").
  • Questo è un libro che, come ho già detto, analizza una crisi economica ma nel farlo spiega i principi base che regolano l'economia e svela il lato interessante di questa scienza. Preso per mano da Galimberti il lettore viene accompagnato nei gironi infernali di una crisi che è abbastanza "vecchia" da essere stata studiata da schiere di economisti e, nondimeno, attuale al punto da avere avuto ricadute sull'economia di mezzo mondo, Europa compresa (ahimé!).

Personalmente sono partita con una certa titubanza diventata timore di aver buttato i miei soldi già   nell'introduzione, alla lettura delle seguenti parole: "Come tutte le crisi che si rispettano, questa ci tocca non solo e non tanto come notizia, ma anche e soprattutto come persone che la soffrono e ne soffrono. C'è chi  non trova lavoro, chi l'aveva e l'ha perso, ci sono i precari cui non viene rinnovato il contratto, le famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, i produttori che vedono crollare gli ordini e i risparmiatori che vedono crollare i risparmi. Io, ad esempio, sono fra questi ultimi, ma, come economista, ho una strana consolazione: considero il gruzzolo che si assottiglia come un biglietto da pagare per assistere a uno spettacolo affascinante: il dispiegarsi di questa crisi, che mi attrae come un'eclissi di sole o un'aurora boreale  [...] Un giorno la racconterò ai nipotini."
Debbo confessare di aver dubitato della salute mentale del Dott. Galimberti. Arrivata all'ultima pagina, però, ero ormai irreversibilmente contagiata dallo stesso interesse. E l'ho ricominciato daccapo. E poi l'ho consultato ancora e ancora.
Per essere il primo libro di economia che leggo direi che è stato un successo.

*Mi auguro che il dott. Galimberti voglia riscrivere questo libro integrandolo con la trattazione della crisi dell'eurozona, magari facendo un comparazione tra le strategie attuate dagli Stati Uniti e dall'Europa. Personalmente correrei ad acquistarlo.

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