mercoledì 26 marzo 2014

VIII° comandamento


Sabato notte ho avuto grandi difficoltà ad addormentarmi (e in questo periodo non me lo posso proprio permettere): pensavo e ripensavo a quanto accaduto nel pomeriggio. Si era, Matteo, papà camp ed io, ad una festicciola di compleanno organizzata in un luogo che mi ispira spesso profonde riflessioni. Tutto nella norma: bambini festanti, genitori parlottanti, tavolo del rinfresco, musica allegra ed estrema confusione. Però in un angolo, semi sommerso da cappotti, sciarpe e cappellini, un oggetto che non poteva non attirare l'attenzione dei bambini: un biliardino cioè un tavolo per il gioco del calcio balilla; non di quelli da bambini, proprio uno grande, da adulti, con le sbarre che, spinte, si allungano verso l'avversario invece di rientrare all'interno del campo di gioco come nella versione per i piccoli. Alla sua vista subito un bambino mi ha chiesto il permesso di giocarci, io gli ho detto che doveva chiedere alla mamma della festeggiata, la quale, avendo a cuore prioritariamente la buona riuscita della festa, ha subito risposto di si. Mentre si radunava, attorno all'insolito oggetto, una folla di aspiranti giocatori (e io cercavo invano, quant'è asociale questo bimbo, di convincere Matteo a partecipare al gioco) le loro mamme si trovavano a pochi metri di distanza intente a cicalecciare del più e del meno. Persa ogni speranza di coinvolgere il gigantino, che invece aveva deciso di limitarsi ad assistere al gioco degli amici e a segnare il punteggio, ho deciso di rimanere a guardare anche io. 
Dalle prime battute mi è subito stato chiaro che, non solo i bambini non avevano una ferrea conoscenza delle regole del gioco (la squadra blu continuava ad esultare e a segnar punti nonostante la pallina entrasse nella sua porta, suscitando lo sdegno ilare di Matteo) ma che ignoravano gli aspetti "pericolosi" dello stesso. Allora, da brava mamma, ho richiamato l'attenzione dei piccoli (cinque, seienni) e dopo aver esposto sommariamente le regole del gioco col mio mio miglior tono didattico (autorevole ma non saccente) ho esordito: 
"Allora bambini, in questo gioco ci sono cose pericolose a cui fare attenzione: 
1. il campo di gioco, nel quale non dovete mai mettere le manine mentre si sta giocando, altrimenti qualche omino potrebbe sbatterci sopra, facendovi molto male. Quindi se avete bisogno di prendere la pallina, aspettate sempre che tutti i giocatori siano fermi.
2. Le sbarre. Vedete che se io spingo una sbarra in avanti, questa va verso il bambino che ho difronte? Ecco allora dovete stare attenti..."
Ma mentre così parlavo vedo con la coda dell'occhio una mamma, improvvisamente ricordatasi dell'esistenza di suo figlio, alzarsi dalla convention di cicale, avvicinarsi al biliardino e con gesto da vera prestidigitatrice, appropriarsi, non vista, della pallina. 
"ma guarda questa che stronza!"
"che la sbarra non vi sbatta contro, tenetela sempre d'occhio e mantenete un po' di distanza da lei"
"poveri bambini!"
"Allora bambini avete capito bene?"
"Si, si, si, si"
"Ok allora ricominciate"
Ricominciate una mazza: subito i poverini capiscono che la pallina è scomparsa; allora iniziano a cercarla dentro le porte, sul pavimento, nelle immediate vicinanze, finanche addosso agli incolpevoli amici esclusi dal gioco. Ma niente, a poco a poco iniziano ad accettare l'ineluttabile, per quanto inspiegabile, realtà: la pallina è scomparsa. Qualcuno trova subito altre attività, altri, tra cui Matteo, continuano a cercare. 
Io lo guardo è penso: "lascia stare Matteo non la troverai mai, la tua fatica non vale il prezzo del sapone che ci vorrà per smacchiare i pantaloni che stai invano sporcando su questo ormai unto pavimento". Però gli dico:
"ma questo è un mistero, eppure era qui!"
La mamma illusionista intanto mi rivolge un compiaciuto sguardo d'intesa, faccio finta di rispondere a qualcuno e mi giro dall'altra parte.
Basterebbe già questo e invece si è andati oltre: dopo circa dieci minuti la mamma ingannatrice ha fatto ricomparire la pallina ed ha iniziato a giocare con le colleghe cicale (evidentemente ormai rimaste a corto di argomenti). Come è facile immaginare i bambini, così vigliaccamente ingannati, hanno iniziato a protestare reclamando il loro diritto a continuare il gioco prematuramente interrotto. 
Cosa abbiano risposto le mamme non so: mi sono allontanata proprio per non saperlo (ma quant'è asociale sta mamma!) posso dire però che dieci minuti dopo erano ancora lì, i figli dispersi, a divertirsi.
Non è solo perché io posseggo abbondantemente quell'inutile qualità definita "sensibilità" che sono rimasta sconvolta da questa scena è anche perché sono un minimo intelligente e qualcosa ho letto anch'io.
Ho letto ad esempio di quanto sia importante l'imitazione nel bambino piccolo e di quanto, dunque, i genitori debbano impegnarsi ad essere il miglior modello possibile per i propri figli. E allora che modello è un genitore che inganna il proprio figlio? 
Non venite a dirmi, vi prego, che la mamma in questione ha agito come ha fatto per il bene del proprio figlio, nel tentativo di evitare che si facesse male. Suvvia: alla suddetta mamma, secondo me, importava ben poco del bene di suo figlio, quello che veramente le importava era evitare la scocciatura di un infortunio e le noie legate a probabilissime, insistenti proteste. E allora meglio tagliare la testa al toro evitando pericoli e proteste e pazienza se il piccolo rimarrà a domandarsi come possa un oggetto scomparire nel nulla.
Pessimo esempio: quel bambino crescerà e, se la sua mamma continua così, presto imparerà anche lui a mentire. Allora, se un giorno non avrà voglia di andare a scuola, piuttosto che parlarne con la mamma, uscirà di casa, come al solito, per andare a fare tutt'altro convinto che questa sia la scelta migliore: niente tensioni inutili, niente discussioni che potrebbero turbare la cara mamma.
Ma questo non è nemmeno l'aspetto peggiore della faccenda. La mamma che inganna il proprio figlio sta, oggettivamente, coltivando in lui un'attitudine ad essere ingannato. La pallina è sparita, dematerializzata, punto. Non protestare, non fare domande, rassegnati.
Mi si dirà che un giorno quel bimbo crescerà e, da adulto, saprà andar oltre, avrà un'autonomia di giudizio e di ragionamento che gli permetteranno di ingannare, se necessario, ma giammai di essere ingannato.
Sarà, ma come ho detto qualcosa io ho letto e mi son fatta l'idea che non esista un momento, o un periodo, in cui si smette di essere bambini e si diventa adulti; il bambino che siamo stati non ci abbandona mai e spesso si affaccia a guardare il mondo coi nostri occhi, a parlare con la nostra voce e a dar moto al nostro corpo. 
E mentre noi siamo tutti presi dalla nostra vita adulta lui sta ancora lì a pensare che, alle volte, gli oggetti scompaiono nel nulla.


2 commenti:

  1. Ho letto il tuo post il giorno stesso in cui l'hai scritto e non sono riuscita a scrivere subito. In questi giorni ci ho pensato diverse volte...
    Non hanno ancora inventato la ricetta del genitore perfetto, però quello che hai evidenziato lo noto anche io molte volte e non è solo il fatto di avere ingannato il proprio figlio, è proprio quello di neanche avere pensato alla gravità di averlo ingannato!

    Il dubbio che tu ti poni, a mio avviso, dovrebbe essere "normale", e invece mi pare molto più "normale" trattare i bambini come esseri che non pensano o si possono ingannare senza pensare che questo atteggiamento crescerà un adulto in modo "sbagliato" perché non è un insegnamento di lealtà, sincerità, onestà.


    E infatti al mondo esiste la disonestà, la slealtà, la corruzione...

    Molto scaturisce proprio dagli insegnamenti impartiti da piccoli. Per me ciò che ha fatto la mamma del bimbo è molto grave, lei neanche se ne sarà accorta...

    Esiste la possibilità che si sia comportata in questo modo magari perhcé in un periodo di stanchezza o di stress, come a volte accade di attuare dei comportamenti non molto corretti ma si è stanchi e si fa quello che si può... ma in questo caso mi pare che si sia trattato di un atto un po' di stizza, un po' di senso di superiorità e un po' di stanchezza... per me è stato un gesto davvero negativo...

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  2. Cara Plotina mi fa molto piacere che tu abbia avuto le stesse mie sensazioni riguardo l'episodio che ho raccontato perché mi conferma che non sono io "l'esagerata" e perché da una mamma come te, che non si è mai arresa, non mi sarei aspettata nulla di meno.
    Ogni genitore si aspetta che il proprio figlio possa vivere in un mondo migliore ma quanti si rendono conto che questo mondo migliore inizia dal proprio figlio?
    Ti mando un grande bacio, a presto.

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Ma dai, sei arrivato fin qui!!!?
Allora su: fai un altro sforzo...

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