sabato 13 dicembre 2014

Scusa

Ci sono momenti in cui anche una mamma come me, sempre autocritica e spesso dubbiosa, sente che le scelte che sta facendo sono giuste.
Ieri ci stavamo abbracciando, Matteo ed io; era da poco tornato da scuola quando all'improvviso si blocca e guardandomi fisso negli occhi mi dice:
"mamma ma quando mi scusi per stamattina?"
voi penserete "ma che bambino ben educato, avrà combinato qualche marachella e adesso starà cercando il perdono della mamma" ma, causa un improprio uso delle particelle pronominali (l'italiano è una lingua complessa anche per un bimbo che l'ascolta da più di sei anni e la parla da almeno cinque), state sbagliando.
Matteo ha usato un "mi" al posto di un "ti". Dunque quello che stava chiedendo era che IO mi scusassi con lui.
In effetti aveva ragione: la mattina ero stata un po' brusca perché stavamo rischiando di far tardi a scuola e, contrariamente a quanto faccio sempre, non mi ero scusata. A distanza di più di cinque ore lui me l'ha fatto notare!
Questa cosa mi ha riempita d'orgoglio: il mio bambino è capace di capire quando qualcuno non lo tratta con rispetto o peggio lo aggredisce (come avevo fatto io con la mia fretta) ed è capace di pretendere da questo qualcuno delle scuse.
Il fatto che ieri quel "qualcuno" fossi io, mi scalda il cuore.
Io non ho mai creduto nell'istinto materno o meglio non ho mai creduto che una donna, dal momento in cui apprende di star per diventare madre, subisca una metamorfosi che la trasforma istantaneamente in una buona madre. L'istinto materno non è la polverina magica di Trilly che ti permette di volare nei cieli limpidi e sereni della maternità. Buone madri si diventa, iniziando da prima che un figlio nasca e finendo quando si muore. E le difficoltà iniziano da subito. 
Nessuno come una madre (come ogni madre) sa che proprio lei è la persona che nutre la più forte ambivalenza nei confronti del proprio figlio, anche se sono in poche ad ammetterlo. Io l'ho ammesso subito; all'inizio mi sono colpevolizzata, poi, lentamente, ho scoperto che nulla di ciò che provavo era sbagliato e che fondamentale, per la salute mia e di Matteo, era imparare a gestire questi sentimenti.
Allora bando alla violenza fisica ma anche, nei limiti delle mie debolezze, a quella psicologica e, nel caso si ceda, chiedere seriamente e sinceramente scusa. 
Allora mostrare il proprio lato umano a un figlio, imparare a dirgli: "oggi per mamma è una giornataccia" piuttosto che provare a far finta di niente per poi crollare miseramente alla prima cosa che va storta. 
Allora chiedere aiuto e sostegno ai propri cari quando da soli non ci si riesce.
E infine guardare mio figlio chiedendomi: "è felice?" essendo felice con lui, se la risposta è "si" e sforzandosi di rispettarlo, se la risposta è "no" perché l'amore vince sempre.

A Veronica.  






4 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Siamo umani, restiamo umani anche ai loro occhi. Siamo fallaci, non esseri perfetti. Non diamo loro l'impressione che siamo infallibili. Se dimostriamo di essere come loro, anche loro ammetteranno i propri sbagli,
    Quanto a Veronica, anche se tutto le depone contro, spero non sia stata lei.
    In una mia quinta lettera parlerò ancora una volta di uguaglianza. Anche se il titolo sarà un altro, complice un incontro, stamattina, con il Dalai Lama. Alla luce di ciò, chiedo scusa anche io (ma a Loris), per quel che gli è stato fatto.

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  3. E come si può chiedere scusa a Veronica senza chiederlo a Loris e viceversa?
    Anche io spero che non sia stata lei perché sarebbe la prova che davvero le colpe dei padri ricadono sui figli e questo non è giusto.
    A me il Dalai Lama ha sempre dato un'impressione di grande "normalità", mi sbaglio?
    Aspetto con curiosità la prossima lettera e grazie, come al solito, per i tuoi commenti.

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  4. Se, per normalità, intendi modestia e disponibilità da parte di una persona che invece è una guida spirituale e viene considerata un leader politico, che incontra tutti i giorni le personalità più potenti del mondo, allora sì: è normale.
    E' la gente comunemente identificata come 'normale' ad apparirmi, a questo punto, un po' particolare, non diciamo altro

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Ma dai, sei arrivato fin qui!!!?
Allora su: fai un altro sforzo...

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