mercoledì 24 agosto 2011

Zio Isidoro

Ad agosto siamo nati mio padre, mio fratello ed io; agosto sta però diventando il mese degli addii: quattro anni fa   quello all'uomo che sarebbe diventato mio suocero, oggi quello a zio Isidoro.

Zio Isidoro, ci si potrebbe scrivere un romanzo sulla sua vita e partirebbe dalla sua morte. Quando sono arrivata io era a terra all'entrata della sua stalla, mamma gli sorreggeva il busto e la testa, alle loro spalle le caprette erano agitate ma silenziose, qualche formichina si avventurava sui suoi pantaloni. E il suo cuore era irrimediabilmente fermo.
Ma come: in mattinata eravamo stati dal cardiologo -Isidoro stia tranquillo, l'affanno che sente non dipende dal suo cuore. Ci vediamo lunedì mattina per la cardioversione -, e a me -signora mi faccia sapere i valori dell' INR di domani e gli faccia fare anche un emocromo-. E solo sei ore dopo zio è caduto a faccia avanti dopo aver riavvolto la corda che aveva sciolto dal collo di una capra; l'ultimo gesto della sua vita che mia zia ha avuto la fortuna di osservare da una ventina di metri di distanza. Quando gli è arrivata vicino, già lui non reagiva più.
Ed erano due mesi che non si occupava più dei suoi animali, quel giorno ha deciso di andare e chissà se zia si è convinta che se avesse insistito per farlo rimanere a casa adesso il suo senso di colpa sarebbe ancora maggiore.
E non basta dire - in fondo aveva 84 anni ed era stanchissimo di vivere- perché è stato un ingranaggio della mia vita e con lui è come se un pezzo di questa vita se ne sia andato.
Ho sempre considerato un privilegio poter ascoltare i racconti del passato. Storie di quando il nostro paese era diverso: povero, ignorante e durissimo. Zio Isidoro era un abilissimo narratore, specializzato per lo più in storie leggere, amava scoprire e imitare i tratti comici delle persone che conosceva, sapeva però essere serissimo quando ricordava la difficoltà di essere il primogenito di sette fratelli (lui venticinque anni, la più piccola nove) che hanno appena perso il padre, poveri e con una madre dalla salute cagionevole. -Eppure è andata, sarebbe potuta andare meglio se mi avessero ascoltato, ma è andata- questo sembrava sottointendere alla fine di ogni racconto. Zio Isidoro amava la vita e il suo lato allegro prima di tutto, amava ridere e far ridere. Memorabile la volta in cui, in trasferta per lavoro in un vicino ma isolato paese,  lui, un omone di 90 chili per un metro e ottanta di altezza, fece credere a tutti di essere un povero marito picchiato e deriso dalla perfida moglie, suscitando la virile solidarietà degli uomini, pronti ad ospitarlo a casa loro e l'indignata reazione delle donne che volevano partire per una spedizione punitiva nei confronti dell' ingrata moglie.
E il suo coraggio: -quando lavoravo mi eleggevano sempre rappresentante sindacale, perchè io dicevo le cose che non andavano, non avevo paura di parlare con capi reparto e ingegneri anche se non avevo studiato e parlavo in dialetto. E finchè i problemi non venivano risolti, io non li lasciavo in pace-.
Spesso mi sono domandata come sia potuto saltar fuori Zio Isidoro, con il suo coraggio e la sua allegria, da un ambiente tanto difficile? Chi ha fatto il miracolo?
E sarebbe bello trovare la risposta giusta perché la morte ci danza accanto e la vita si  ripete e altri bambini stanno per perdere il loro papà. E i più piccoli, undici e sette anni, mi fanno una tenerezza straziante mentre aspettano che il loro papà torni dall'ospedale e io non ho il coraggio di prepararli all'eventualità di un esito diverso. -Non tocca a me-, mi dico -sono solo una conoscente- però intanto sto lì, a raccontare di Matteo al mare, a lamentarmi dell'afa e ad aspettare che torni la mamma dall'ospedale. A far capire che so ascoltare e che si può parlare di tutto con me.

Ma dimmi zio Isidoro: tu lo sai come si fanno i miracoli?


4 commenti:

  1. mi dispiace proprio camp! la morte è così definitiva e triste... mi dispiace.
    forse, se era stanco, ora si sta riposando e sta facendo ridere qualche angelo...

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  2. Io non so che dirti, non ho parole. "La morte ci danza accanto", come scrivi tu, proprio vicino alla vita. Non dovremmo dimenticarlo mai. Ma come lo spieghi a due bambini?
    Con affetto, Cristiano

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  3. Non so proprio, intanto cerco di stargli vicino e poi si vedrà. Grazie Cristiano

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Ma dai, sei arrivato fin qui!!!?
Allora su: fai un altro sforzo...

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