mercoledì 8 settembre 2010

Di geni, auguri e punti di vista

Penso che uno dei segreti per essere un buon genitore consista nel farsi  domande appropriate e nel cercare di dar loro le risposte giuste.
Sabato sera guardavo una trasmissione televisiva nella quale, in relazione al tema dell'intelligenza dei bambini, ad un certo punto, hanno presentato un bambino di dieci anni, Teofil Milenkovic, considerato un violinista dal talento geniale. Gli spunti di riflessione sono stati tanti, per lo più proprio sul tema della genialità: il bambino, che suona dall'età di tre anni sotto la guida dei genitori violinisti, è il fratellastro di Stefan Milenkovic, a sua volta ex bimbo prodigio e questo mi porta a pensare che forse le teorie di Glenn Doman funzionano davvero: i bambini fino a tre anni, se oppurtunamente "istruiti," possono veramente raggiungere risultati fuori dal comune, o forse la famiglia Milenkovic rappresenta un' eccezione alla teoria della probabilità? La questione è complessa ma secondaria perchè quello che mi ha colpito maggiormente è stata l'intervista fatta alla madre del piccolo violinista: alla domanda "cosa augura a suo figlio?", la signora ha risposto "non gli auguro di essere mediocre". Ho pensato che è una bella cosa d'aspettarsi per un figlio ma io lo farei solo dopo avergli augurato almeno una ventina di cose prima. Del resto il mio gigantino non dà segni di genialità dunque non posso minimamente immedesimarmi nella situazione della signora Milenkovic, anche perchè il punto non è questo. Il punto è che ho capito che porsi questa domanda è un buon esercizio per un genitore, infatti la risposta che diamo definisce (e questo è abbastanza ovvio) la nostra scala di valori, quello che per noi è importante raggiungere nella vita e, dunque, la direzione dei nostri sforzi educativi; ma ho capito anche che a questa domanda si può rispondere assumendo almeno due punti di vista diversi: quello del genitore e quello del figlio. Per esempio, da mio punto di vista, auguro a mio figlio non dico la felicità (che penso sia una condizione temporanea anche se ripetibile) ma senz'altro la gioia, gli auguro di essere ESSENZIALAMENTE una persona gioiosa. Tuttavia se provo a dare una risposta pensando a  come è lui, ai tratti nascenti e ancora indefiniti del suo carattere, mi viene naturale augurargli una vita piena e ricca di esperienze, una vita avventurosa, dinamica anche nei toni emozionali. E ancora: dal suo punto di vista gli auguro anche io (sempre dopo una ventina di cose più importanti) di non essere un mediocre tuttavia, da mamma, so che le persone mediocri spesso vivono vite serene, tranquille, perchè sentono di essere simili, appunto, alla media, alla maggioranza. 
Ora, dal momento che non sempre adottare l'uno o l'altro punto di vista porta alla stessa risposta, e dunque agli stessi obbiettivi, mi domando ( e anche questa potrebbe essere un'altra domanda importante) come si fa a crescere un figlio fedeli al progetto educativo che abbiamo in testa  e contemporaneamente nel rispetto della sua natura?
Aspetto suggerimenti.

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