giovedì 12 marzo 2015

"Preferirei di no"

Dunque: appena una settimana fa mi accingevo a scrivere un post su quanto mi sentissi fortunata e su quanto, in fondo, non mi manca nulla. Cioè: "ci sono tante cose che mi mancano ma, guardando all'essenziale, ho tutto quello che mi serve", mi dicevo soddisfatta. Ero piena di energie, mi dedicavo alla sperimentazione di nuove ricette (imbroccandole tutte al primo colpo) e dispensavo amore a destra e a manca (cioè: a marito e figlio). Poi il post non l'ho scritto, non avendo trovato tempo per farlo, e oggi mi ritrovo a pensare "preferirei di no" non solo riguardo al post ma un po' in generale:
"debbo rifare quei biscotti al cioccolato che sono piaciuti tanto, ma no, tutto sommato, preferirei di no", 
"sarebbe proprio ora di risistemare l'armadietto dei medicinali, ma preferisco di no", 
"bellissimo questo post, adesso scrivo un commento, ma no, lasciamo perdere", "debbo farmi il riflessante ma, in fondo, preferisco di no" e via dicendo. 
E una stanchezza, un'apatia...
Sarà l'imminente primavera ma potrebbe essere una depressione bipolare (appena ho un po' di soldi e ne trovo uno bravo, vado a farmi visitare) o, forse, l'effetto collaterale della mia tendenza alla ricerca dell'essenziale.
Quando vivi, un po' per necessita un po' per scelta, concentrata sull'essenziale corri il rischio di irrigidirti alquanto. "Respiro, mangio, sto bene, quelli a cui tengo stanno bene, che mi manca? Solo quello che, in fondo, è ininfluente". Però che piattume, che realismo estremo, che grigia essenzialità!
Ci vorrebbe un po' di sana follia (tra poco è primavera), qualche colpo di testa, un capovolgimento prospettico, anche in ambiti marginali, un quattro-cinque ore di conversazione no stop a base di voli pindarici il più lontano possibile da argomenti concreti, ci vorrebbero minuti di risate da rimanere senza respiro per togliermi il triste "preferirei di no" dalla testa.
Intanto potrei iniziare col mettere da parte Haruki Murakami e le sue realtà parallele (quando è troppo, è troppo, anche con la genialità) e riprendere Tom Robbins e il suo misticismo sostenibile, potrebbe aiutare, è quasi primavera...

Comunque, stellocchietto, stai tranquillo: è tutto sotto controllo!
La tua mamma è periodicamente soggetta a questi repentini e inspiegabili cambi d'umore e, ormai sa gestirli (più o meno).
Piuttosto: si capisce lontano un miglio che, per quanto il tuo viso somigli al mio, il tuo carattere è di altro tipo e di questo sono intimamente e profondamente felice; tuttavia potresti, con gli anni, assorbire qualche aspetto di questa mia tendenza all'altalenismo emotivo dunque mi preme dirti una cosa: stai tranquillo, se riesco a gestirlo io, non ho dubbi che saprai farlo anche tu.
E poi riuscire a sentire la disperazione più cruda come l'entusiasmo più inconcludente può aiutare di questi tempi, sapessi com'è mediamente complicata la gente! Devi solo aver cura di non sommergere il prossimo con la tua emotività, per lo più non capirebbe né tanto meno apprezzerebbe. In cambio di questa tua estrema sensibilità, però, devi pretendere che ti lascino in pace quando avrai bisogno di chiuderti in te stesso per ritrovare l'orientamento. Per cui impara a mettere un bel cartello con su scritto "chiuso per manutenzione ordinaria" fuori dalla porta e, soprattutto, impara bene a fingere di non sentire quando a quella porta inizieranno a bussare offrendoti, magari, il loro aiuto. Anzi al cartello aggiungi "in caso di bisogno chiamo io" ché tanto nessuno ti capirà meglio di te stesso (voglio sperare).
Insomma Matteo, qualunque sarà il tuo carattere, impara a far pace con te stesso, prima di tutto.
Ps: la mia collezione di Robbins (in fieri) sarà comunque a tua disposizione.





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